Andrea Meccia

I resti del velivolo sono lì, rimessi insieme con cura e delicatezza. Ci puoi girare attorno quante volte vuoi. Lo sguardo non li mollerebbe per un secondo. Ma il tempo per respirarli, per farli entrare dentro l’anima scivola verso l’infinito. I secondi scorrono scanditi dalle 81 luci che “si accendono e si spengono al ritmo di un respiro”. Così ha voluto l’artista Christian Boltanski. Ma ciò che ti toglie il fiato sono le 81 voci che si rincorrono alle tue spalle. Frammenti di vita quotidiana si intrecciano. Impossibile ascoltarle e intercettarle tutte. Ma provare a trascriverle su un taccuino è un esercizio di ascolto straordinario. Il punto di incontro tra l’essenza della vita nella sua quotidianità e la follia della Storia nei suoi progetti imperscrutabili.

Eccone alcune.
“Vorrei tornare a Parigi quest’estate”
“Da quando è morto Roberto non ho più voglia di vivere”
“Che palle, è andato male l’esame. Devo rifarlo in settembre”
“Come glielo dico che parto e vado a lavorare a Milano?”
“Sarò pilota d’aereo e avrò una bella divisa”
“Signore, proteggi i miei bambini. Io non posso fare più nulla”
“Come è bella Lucia”
“Appena arrivo, mi tuffo in mare”
“Bisogna che mi occupi della mamma, è così invecchiata”
“Ho dimenticato il libro che Pietro mi ha dato per Maria”
“Sono contenta di lasciare Bologna. Piove sempre. Non mi ci sono mai abituata”
“Non devo piangere quando vedo Maria”
“Come glielo dico a Bianca che non l’amo più?”
“Quando torno a Bologna, avrò i risultati delle analisi”
“Ho lavorato così tanto, che mi sono scordato di vivere”