Giorgio Breveglieri

Qualche giorno fa, mi sono trovato a Bologna dalle parti di via Giorgio Vasari per incontrare alcune persone. Dopo aver parcheggiato, mi sono reso conto di essere a pochi passi dal Museo della memoria di Ustica. Non ho resistito e sono entrato. Ero poco più che ventenne nel giugno 1980 quando accadde la tragedia. Sono cresciuto attraverso anni di depistaggi e di verità intuibili, ma mai completamente acclarate. Durante questi anni ci si è quasi dimenticati del dramma che le persone a bordo possano avere vissuto e del dolore insanabile che ha colpito i famigliari. Ho osservato a lungo quel puzzle di pezzi pazientemente ricomposti rimanendo scosso, ma allo stesso tempo felice che la memoria di quel disastro non sia stata cancellata. Mi ha molto colpito la vista di uno dei finestrini della cabina di pilotaggio, fuso per effetto del calore generato dall’esplosione. Poco dopo sono uscito in lacrime ringraziando Bologna, la associazione dei famigliari delle vittime ed il fatto che non tutti abbiano la memoria del pesce rosso. Un momento importante per riflettere. Bologna non dimentica i suoi morti nemmeno il 2 agosto, quando con un sole che spacca, il piazzale della stazione è pieno di gente, in memoria di quella sporca strage fascista. Stiamo inoltre assistendo ad una grande mobilitazione per Patrick, lo studente egiziano in Erasmus a Bologna, arrestato al suo ritorno in Egitto, per presunti reati di opinione. La forse più blasonata Università di Cambridge non mosse un dito, anzi dietro quel dito si è nascosta, per chiarire la propria posizione su Giulio Regeni Per fortuna c’è Bologna.