Giulio

19 ottobre 2019.
Mi chiedo se l’idea (mia) di visitare questo luogo sia stata buona. Appena giungiamo alla reception chiedo di depositare lo zaino “Tra 10-15 minuti siamo di ritorno”. Giunto davanti alla porta a vetri mi rendo conto di quello che ci attende: sì cavolo, i resti del velivolo sono davvero lì, rimessi insieme con cura e delicatezza. Ci si può girare intorno quante volte si vuole, unico appiglio a cui aggrapparmi preso dallo sgomento è la ringhiera metallica che circonda l’aereo. Non riesco a distaccare lo sguardo così come mi è difficile distogliere l’attenzione dalle voci sussurrate che escono da 81 specchi neri e riempiono il silenzio, frammenti di vita quotidiana, pensieri di 81 persone inermi, roba da togliere il fiato, e non solo. Il senso di smarrimento è scandito da 81 luci che si accendono e si spengono al ritmo di un respiro. Qualcuno ha scritto che il luogo é il punto d’incontro tra l’essenza della vita nella sua quotidianità e la follia della storia nei suoi progetti imperscrutabili. Impossibile non condividere. Usciamo dopo quasi un’ora: impossibile esprimere uno stato d’animo mai provato prima. Tiziana ha versato qualche lacrima, io non ne ho avuto la forza.