Tutto ciò non era per voi

Poesia in memoria delle vittime della Strage di Ustica

Sfreccia il sibilo nel tardo azzurro serale,
corre verso ciò che per lui è il suo ardore.

Cala il Sol, nello perdente turno della sua eterna lotta con l’antagonistica Luna
che accompagnata da prepotenti e pulsanti stelle s’impossessa del ciel.

I loro sguardi stanchi chiedon riposo,
due ore di tarda partenza han sopportato,
ma il mezzo ciclo che alle lancette manca prima che i piedi ritocchino terra
fa sì che le palpebre di molti restino aperte.

Una guerra silente s’ha da consumare,
lo lampo che tutto farà tacere
in luogo ove testimone alcuno potrà parlare.
Li titanici intrugli di metallo e onde radio dovran tacere,
li attenti occhi delle divise a tre stelle dovran star chiusi
o guardare a uno diverso orizzonte,
e li perlustratori ignorare i misfatti ch’avverranno.

E’ forse un piacere che voglion fare all’internazionale comunità
o, più probabile, un personal interesse in accordo col tricolore cugin d’oltralpe?
Ciò ch’importa è che l’ali che dalla verde mezzaluna partono alla volta della Rossa Aquila argentea,
non possan far conoscere al Fraterno Leader l’undicesimo suo anniversario da comandante.

Furtivo l’ignoto Miraggio rincorre la sua ignara preda
che senza possibilità di lanciar lamento alcuno
precipita fra li possenti artigli amici.
Ma manca di chiedersi perché non si vedano né sentinelle alate montar guardia
né opposizioni alla sua mossa da strategico alfiere indisturbato.

Cessa il silenzio che sovrasta la notte
e parla il boato dei corpi innocenti.
Ora nulla è cambiato se non il dolore
di chi mai più potrà abbracciare il suo amore.
I vostri corpi riposar possono ora
nell’eterno mezzo ciclo che le lancette dovran compiere ancora.
La pace ch’avete trovato non s’ha da pagare,
l’armonia è di diritto l’unica cosa che a voi rimane,
perché il compito ora ai i posteri resta
d’una strana giustizia che tutti noi appesta.
Ma chi c’ha da parlar nel silenzio perisce
accolto dall’ali spiegate dello ferito Nero Rapace,
cosicché ancora tutt’ora si tace.

Marco Eletti